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Concerto dei Fratellis, Santeria Social Club

Scritto da on 4 Ottobre 2018

Salve a tutti,
Chi mi conosce sa che è una grande emozione ed un gran piacere entrare a far parte della crew di Radio Scream Italia.
Prima di interagire col panorama musicale, vorrei brevemente introdurmi a voi lettori, che ci tenete compagnia.
Mi chiamo Mario, per gli amici Kun o Dellis, e recentemente ho iniziato a collaborare con la gang di questa radio davvero creativa.
Amante dei viaggi, patito del rock rigorosamente britannico, cultore della cucina di mamma ed appassionato di sport, che prossimamente sarà la tematica protagonista di un nostro programma radio.
Ciò nonostante, la buona musica è il fulcro degli screamers, e trovo davvero entusiasmante che la mia prima pubblicazione sia una recensione del concerto della mia band (attuale) preferita, i cari Fratellis.
Vi starete chiedendo: ma sono davvero “Fratellis”? No, John, Barry e Mince hanno scelto questo nome ispirandosi ad un personaggio del film Goonies, molto celebre nella 80’s decade.
Avevo già visto il trio scozzese, made in Glasgow, nel luglio 2015 al “Mama Mia” di Senigallia (AN) e mi fecero una grandissima impressione live. E, dopo tre lunghi anni di astinenza, pesantemente avvertiti dai pochi ma fedeli fan del Bel Paese, la band è tornata in Italia per un’unica data nel 2018 per promuovere l’azzecatissimo quinto album dal titolo “In Your Own Sweet Time” uscito lo scorso marzo.
Questa volta, la location è stata il Santeria Social Club, un centro culturale moderno nella periferia di Milano.
Tanto per farmi fare 1000 Km e provare ogni mezzo di trasporto, dal verde pistacchio Flixbus fino ai verde vomito di disparati treni regionali.
Penserete: ne sarà valsa la pena? Assolutamente, decisamente, fottutamente SI. Già l’atmosfera della città meneghina ricorda un pò Glasgow, con quella leggera pioggerellina e l’umidità che ti entra dritta nel giubbino di pelle (che metti rigorosamente appena arriva l’autunno).
Rispettando le tradizioni scozzesi, si va al concerto con una tennent’s nella mano destra ed un’altra nella sinistra, tanto per essere (almeno qui) politically correct. Insieme ad un caro amico reduce come me dall’Erasmus a Barcellona, abbiamo prima visto il promettente gruppo-spalla Mona (anch’io pensavo fossero veneti), band alternative rock di matrice yankee, e poi, dopo una spasmodica attesa tra giochi di luce e la brillante intro del Can Can di Offenbach, ecco il trio che ha subito esordito con la deliziosa “Stand Up Tragedy” tratta dall’ultimo album, l’energica e vibrante “Henrietta”tratta dall’album di debutto (Costello Music), che molti di voi associano allo spot tv del Campari, e la carichissima “Baby Don’t You Lie To Me”, da Eyes Wide, Tongue Tied (2015).
Tre album diversi per le prime tre tracce, cambia solo il ritmo delle canzoni, ma non le sensazioni che il loro sound energico, vibrante e scintilliante riescono a trasmettere. Due ore piene di spettacolo, con 24 canzoni suonate, e pogate su pogate che mi han ricordato i tempi migliori dell’Ariano Folk Festival. Tra le tracce più catchy da annoverare sicuramente da menzionare quelle relative al loro album d’esordio: “Flathead”, che caratterizzò il loro primo EP, sound che richiama Jam e Buzzcocks, e fu acquisita dalla Apple per lanciare il nuovo IPod; “Creepin Up the Backstairs”, che a va di punk a ritmo di garage band, una canzone che sa di tavoli di legno impregnati della peggior birra scozzese e di un’aria sudata, pesante ma assolutamente spensierata; “Everybody Knows You Cried Last Night”, una ballad romantica che vorresti non finisse mai; “Whistle For the Choir”, che appare unica nel suo genere, e continui a canticchiare finchè non perdi la voce.
Jon appare un vero leader,è il trascinatore degli scots, ha grande presenza sul palco e la sua inconfondibile voce trascina la band nell’esaltare il nuovo album che viene spesso chiamato in causa, passando dalle spontanee matrici pop di “Starcrossed Losers e I Told You So”, a “Laughing Gas” e “Sugartown”, di sfondo glam e con vibrazioni che ricordano affettuosamente i cari vecchi Sixties.
Il basso di Mince regala soddisfazioni quando viene chiamato in causa, facendo capire che la musica dei Fratellis è in continua evoluzione e spazia tra vari generi. Doveroso menzionare la grande performance in “Too Much Wine”, di Eyes Wide Tongue Tied e “She’s not Gone Yet but She’s Leaving”, un pezzo che ha addirittura anticipato il sound degli Arctic Monkeys e del loro best-seller AM, uscito nel 2013. L’album We Need Medicine, sempre del 2013, fa salire in cattedra il buon vecchio Mince e le sue drum skills, protagoniste assolute della canzone tratta dal titolo dell’album, che ci fa a dir poco scatenare in mezzo la platea, con tanto di lancio di bacchette al finale.
In definitiva, un concerto davvero divertente, energico e vibrante come la loro musica, divertenti giochi di luce e grande supporto dal pubblico,  i Fratellis si sono superati nell’encore conclusivo.
Dalla frizzante “A Heady Tale” (scelta addirittura come colonna sonora da un programma radio giapponese), trattata dal secondo, maledetto e sottovalutato “Here We Stand”(2008), all’immancabile “Chelsea Dagger”, capolavoro del gruppo ed emblema del pub-rock.
Una canzone che ha trascinato tutti noi spettatori in un ballo di San Vito 2.0, sembrava di essere allo stadio dopo il gol della vittoria al novantesimo, solo che non c’erano sconfitti, delirio puro tra cori e pogo alla follia.
Per finire, i saluti arrivano con “Runaround Sue”, cover dei Dion e di quest’inno pop che fu al top delle charts nel 1961.
Un testo emblematico per il trio scozzese, che parla di una ragazza che pare ci stia con tutti, ma poi alla fine scappa sempre facendo rimanere i ragazzi innamorati e stupefatti. Più o meno le stesse sensazioni dello show, il cui unico vero difetto è che poteva sempre durare di più!
Ve li consiglio assolutamente appena torneranno in Italia, e sicuramente mi troverete sempre sotto al palco a pogare.
Si chiude così il mio primo report, augurando a me e agli screamers di fare altre trasferte ed assistere ad altri grandi show musicali.
Stay tuned sulle nostre piattaforme sociali, stay rock!
Mario Kun