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sudo apt-get remove microsoft windows

Scritto da on 1 Gennaio 2021

Nota: questo articolo è una continuazione di “Pinguini Contro Finestre

Finalmente il boot partí. Mi si parò davanti una schermata, di un rassicurante nero/blu, un logo sferico con gli stessi colori e alcune opzioni tra le quali scegliere. F2 per impostare lingua e tastiera italiana, poi direttamente invio su “Start Sabayon Live“.

Un paio di minuti di caricamento, con righe e righe di terminale che scorrevano veloci… E all’improvviso fui catapultato in un elegante desktop, pronto per funzionare.
Ero esterrefatto. Stavo esplorando un sistema operativo che non era windows. Tutto funzionava in una maniera nuova, intuitiva; ancora non conoscevo i programmi, ma a farmi luccicare gli occhi era la fluidità generale dell’ambiente (a posteriori, il desktop “Gnome 3” che aveva Sabayon all’epoca ora non è uno dei miei preferiti. Sono un fanatico di Cinnamon, ma devo ammettere che XFCE e KDE sono davvero solidi e ben fatti). Unica icona sul desktop: Installa Sabayon.

Cliccai, l’installer partí. Selezionai zona, fuso orario lingue. Con l’aiuto di una guida trovata sul web e che avevo stampato, con il partizionatore incluso nell’installer creai la partizione home, quella dati e quella di swap che può sempre servire (consiglio: quando create la partizione di swap, fate in modo che sia ESATTAMENTE il doppio della memoria RAM del vostro computer). Mi ero dimenticato di connettere il computer a internet, rimediai cliccando l’icona “rete” in basso a destra e selezionai la mia rete Wi-Fi.

La barra che mostrava l’avanzamento dell’installazione avanzava lentamente, mentre al di sotto di essa, righe di codice, al momento a me incomprensibile, scorrevano. Dopo 15 minuti era fatta! Una finestra mi chiese se volevo continuare a provare Sabayon o riavviare il sistema. Decisi di riavviare.

Riavviato il computer, mi si presentò la schermata iniziale di Grub (il bootloader predefinito di quasi tutte le distribuzioni Linux), selezionai l’opzione di default. In circa venti secondi il mio computer era operativo.

È tutto oro ciò che luccica? Dipende. La Sabayon dell’epoca era studiata per offrire tutto “out of the box” ovvero una volta installata, aveva tutto ciò che serviva per lavorare al computer tranquillamente, quindi il pacchetto office (Libreoffice, alla facciaccia della ribbon di microsoft office!), VLC e tanti altri software. L’unica difficoltà era nell’installazione di nuovo software; ho sempre trovato l’applicazione per la ricerca e installazione di nuovi programmi macchinosa e lenta.
A posteriori, posso dire che quell’applicazione era già di per sé miracolosa, infatti Sabayon deriva da Gentoo, la distribuzione Linux più complessa e difficile da padroneggiare; si installa da riga di comando e tutto il software va compilato a mano.

Rimasi con Sabayon per circa sei mesi, intanto mi appassionavo sempre di più al mondo Linux e alle sue mille sfaccettature. Volevo provare qualcosa di nuovo.
Distrowatch è la principale risorsa per conoscere e scaricare le distribuzioni Linux (ma anche BSD). Tra le tante distribuzioni con nomi accattivanti, una attirò la mia attenzione più di tutte: Linux Mint.
Mint è una distribuzione cosiddetta “derivata”, i suoi creatori prendono Ubuntu e la usano come base per creare il proprio sistema. A sua volta Ubuntu deriva da Debian (chiamata il “sistema operativo universale” praticamente si può installare anche sulle lavatrici… Più di metà di tutte le distribuzioni Linux deriva da Debian) e condivide il gestore dei pacchetti (aptitude).
Torniamo a Mint. All’epoca il motto della distribuzione era “From Freedom Came Elegance” e non potevo che essere d’accordo.

Vi sembrano tante? Non sono nemmeno l’1% del totale delle distribuzioni esistenti

Mint forniva (e fornisce, con Cinnamon e Mate) un’interfaccia molto old school, per certi versi simile a windows xp. Sul mio computer era un pelino meno reattiva di Sabayon ma la surclassava completamente per la comodità del terminale e nella sterminata softeca a disposizione; la comodità di utilizzare i pacchetti .deb per installare software, oppure utilizzare i ppa, o comunque il fornitissimo software center, fanno di Mint (e Ubuntu, ovviamente) la base ideale di chi vuole iniziare a utilizzare il pinguino. L’unica distribuzione a rivaleggiare con questi sistemi è Arch (e derivate, come la favolosa Manjaro o la velocissima, minimale ed elegantissima Endeavour OS) con il suo AUR.

Qualche anno con Mint. Sono sempre più dipendente dal terminale. Faccio tutto col terminale. Converto i miei amici a Linux. Anche la mia compagna. Windows è solo un ricordo. Se ho bisogno (è raro, ma può succedere) di un software che esiste solo per windows, lo installo attraverso WINE (ancora oggi utilizzo Photofiltre).
Sono curioso. Voglio varcare la soglia. Voglio ARCH. Voglio GENTOO. E li avrò.
Ma questa è una storia che vi racconterò la prossima volta 😌


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